Geologia e biodiversità
La ricchezza di specie presenti nell’Alta Murgia e nella zone delle Premurge risiede nella straordinaria geodiversità dei litotipi e dei paesaggi che Murgeopark, l’Aspirante Geoparco UNESCO, si impegna a tutelare e a far conoscere. Il territorio si divide in due province geologiche: la Murgia e la Premurgia, ciascuna con caratteristiche distinte. La Murgia, arida e priva di acqua superficiale, contrasta con la Premurgia, dove l’acqua è più abbondante. Queste differenze, unite alla variabilità delle altitudini e delle condizioni climatiche, hanno dato vita a una diversificazione ecologica unica.
Ogni nicchia ecologica trova la sua origine in un litotipo specifico, e ciò consente a piante e animali di adattarsi e differenziarsi. Nel territorio del Parco, ad esempio, la geodiversità ha creato habitat che ospitano oltre 130 specie di anfibi, rettili, mammiferi e uccelli, con circa 75 specie di uccelli nidificanti. Gli animali si rifugiano nelle asperità del substrato roccioso o vivono in stretta simbiosi con piante che prosperano sulle effimere coperture di suolo tipiche dell’altopiano murgiano.
La flora, favorita dai repentini cambiamenti ambientali, è altrettanto diversificata: sono censite circa 1.500 specie floreali spontanee, che rappresentano il 25% delle specie presenti in Italia. Un carattere distintivo è la mancanza di acqua superficiale nel territorio murgiano, dovuta non tanto al clima, quanto al carsismo che caratterizza il massiccio calcareo dell’altopiano. Questo fenomeno fa sì che le falde acquifere scorrano in profondità senza quasi mai interferire con la superficie, creando un terreno ideale per l’habitat steppico.
In questo contesto prosperano muschi, funghi e graminacee, tra cui specie endemiche come la Stipa austroitalica, conosciuta anche come “lino delle fate”, e il fungo cardoncello, che vive in simbiosi con piante come il cardo e la ferula. Accanto alle specie endemiche che comprendono numerose orchidee spontanee come l’Ophrys murgiana, si trovano specie transadriatiche come la salvia argentea, il raponzolo meridionale, la campanula pugliese, il cerere e l’ombelico di Venere. Anche tra le specie arboree e le cultivar legate all’agricoltura si osservano endemismi legati al particolare substrato geologico. I generi Prunus e Quercus, ad esempio, mostrano una biodiversità in questa regione superiore a quella del resto del Mediterraneo. Dove il calcare è stato eroso dal carsismo, si aprono grotte e inghiottitoi, espressioni dei minerali di alterazione dei calcari.
Questi habitat oscuri sono il regno dei chirotteri (pipistrelli) e degli insetti troglobi, come l’Italodytes stammeri, e ospitano micropaesaggi di licheni e cianobatteri. Le cavità carsiche, insieme ai laghetti effimeri, alle cave abbandonate, agli ipogei antropici e alle masserie disabitate, agli ipogei antropici e alle masserie disabitate, offrono rifugio a vertebrati superiori come il rospo comune, il rospo smeraldino, le rane verdi, i Canidi come volpi e lupi e i Mustelidi come faine, donnole e tassi, che necessitano di ombra e acqua durante i periodi di siccità.
Nella Premurgia, lungo la Fossa Bradanica, i calcari si immergono sotto l’Appennino, creando un grande bacino ormai asciutto, dove il substrato calcareo cede il passo ai sedimenti calcarenitici o silicei.
Sarà frequente ammirare in volo il Nibbio reale, lì dove invece presente l’acqua che scorre in superficie si possono invece avvistare specie come il Tritone italiano e numerose altre espressioni della fauna e flora del territorio.
Questi sedimenti non hanno solo plasmato gli habitat naturali, ma hanno anche influenzato profondamente le tradizioni agricole e l’architettura dei comuni dell’area murgiana e premurgiana.